venerdì 29 luglio 2016

Pole Pole 129

Cap. V    Kahawa, caffè amaro

Per ovvi motivi di sicurezza Padre Alex ha sempre preferito che usassimo il suo fuoristrada per recarci al lavoro. Attraversando il lungomare di Kahawa, quasi a passo d’uomo, si abbandona il tratto di strada asfaltata per imboccare una carreggiata che sicuramente non ha mai conosciuto tempi migliori, tanto disastrata e sconnessa da mettere a dura prova sia il mezzo che l’abilità del guidatore. Il dispensario è costituito da due edifici di recente costruzione, gradevoli e puliti, all’interno dei quali Sister Rosa, suora missionaria delle Elisabettine di Padova, cerca di far fronte con piglio manageriale agli innumerevoli problemi della gente, riuscendo a gestire al meglio l’ambulatorio pediatrico, la farmacia e il nostro studio dentistico.

Andrea Moiraghi

giovedì 21 luglio 2016

Pole Pole128








                      Cap. V    Kahawa, caffè amaro


In questo contesto sono stato a lavorare più di una volta e sempre ospite di Padre Alex per tutto il periodo della mia permanenza. All’interno della missione dispongo di una stanzetta e posso usufruire di una doccia, forse uno dei pochi esemplari a Kahawa. Ogni mattina mi reco con la mia assistente, al dispensario della missione, distante poco più di un chilometro. 

Andrea Moiraghi

venerdì 15 luglio 2016

Pole Pole 127

Cap. V    Kahawa, caffè amaro

 In queste polverose vie, durante il giorno, migliaia di persone si muovono nei due sensi, come un enorme serpente, senza possibilità di capire dove siano diretti e perché. Padre Alex chiama la principale di queste vie il “lungomare di Kahawa”. Ogni strada, percorribile, a piedi o in auto, è costeggiata da queste fatiscenti costruzioni in legno in modo da costituire una sorta di mercato permanente.
In questo contesto sono stato a lavorare più di una volta e sempre ospite di Padre Alex per tutto il periodo della mia permanenza.

Andrea Moiraghi

venerdì 8 luglio 2016

Pole Pole 126

                    Cap. V    Kahawa, caffè amaro


           Dei venticinquemila abitanti di Kahawa, solo una esigua minoranza trova ricovero in questi edifici ai piedi dei quali si srotola un’ininterrotta fila di baracche di legno e lamiera, che costeggiano le vie principali, dentro le quali si svolgono i traffici più disparati e non sempre puliti. Negozietti dove si può trovare di tutto un po’, bar che servono birra e distillati artigianali ricchi di metanolo che lentamente ed inesorabilmente avvelenano l’avventore. In questi stessi bar prospera la prostituzione e l’Aids  trova terreno fertile. In altre baracche qualcuno si ingegna in varie attività: riparare biciclette, tagliare capelli, cucire vestiti, che permettono a malapena di sbarcare il lunario.


Andrea Moiraghi