mercoledì 19 dicembre 2018

Pole Pole 251







                    Cap. VIII   Wamba, tra i Samburu

Cos’altro ricordo della mia esperienza africana? Ricordo i neonati ricoverati nella nursery dell’ospedale di Nkubu, le ore trascorse in loro compagnia. Niente pannolini da cambiare, ma triangolini di stoffa colorata; niente biberon e tettarelle, ma solo tazze e cucchiai per imboccare i più piccoli, difficilissimo data la loro tenera età e la mia inesperienza; niente borotalco profumato, sapone ipoallergico a ph neutro ,come reclamizzano da noi; niente creme dermoprotettive per calmare i bruciori dei sederini o succhiotti per consolare i pianti improvvisi, ma soltanto l’essenziale per sopravvivere, più i sorrisi e le carezze di infermiere e suore, regalati soprattutto a chi sapevano non avere più i genitori.

Andrea Moiraghi

venerdì 14 dicembre 2018

Pole Pole 250

                        Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Poi la macelleria con la carne in mostra in mezzo alle mosche (mancava ovviamente il frigorifero, perché non esisteva corrente elettrica in paese), il piccolo campo di calcio e il depuratore dell’ acqua, costruito da volontari italiani. Non c’era molto da vedere in quel villaggio sperduto, ma tutto l’ insieme creava un’ immagine molto suggestiva e assai africana. Inutile dire che alla fine le nostre “guide turistiche” giustamente pretesero una ricompensa per il loro lavoro altamente professionale e se ne andarono così caramelle, spiccioli, biro e fazzoletti di carta…. Come si poteva rifiutare un compenso, per tanta competenza?

Andrea Moiraghi

giovedì 6 dicembre 2018

Pole Pole 249






                      Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu

Girovagando per le stradine di polvere rossa del villaggio, un nugolo di bambini e ragazzi ci seguiva. Erano cenciosi, con i loro vestiti di pelle animale e tessuti logori e stracciati; solo qualcuno con le scarpe e tutti piuttosto magrolini. Ciò nonostante erano sorridenti, apparentemente felici e orgogliosi di additarci i punti salienti di Wamba: la stazione di polizia, davanti alla quale era l’ unico fuoristrada presente nel villaggio, i piccoli negozietti bazar e un paio di brutti bar.

Andrea Moiraghi

venerdì 30 novembre 2018

Pole Pole 248

                         Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Augustine, come tutti i “moran”, portava un drappo rosso che gli copriva la spalla destra e i fianchi; aveva collo e schiena tinti di ocra e in mano orgogliosamente reggeva una lunga lancia e un bastone dall’ estremità appuntita. Teneva i capelli raggruppati in piccolissime treccine rilucenti, perché impastate di grasso animale e tenute ferme con i peli di coda del cammello; sulla fronte portava un vistoso ornamento metallico e qua e là altri gingilli, credo di osso o di corna animale.
Andrea Moiraghi

mercoledì 21 novembre 2018

Pole Pole 247





                       Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Durante la nostra visita incontrammo Augustine, un giovane guerriero Samburu, un “moran”. Così vengono chiamati i ragazzi adolescenti che hanno appena subito la circoncisione e per antichissima tradizione i “moran” devono vivere da soli per alcuni anni nella savana e non avere una dimora fissa. L’ usanza vuole che questi ragazzi, divenuti guerrieri, difendano le tribù dalle razzie dei nemici, specialmente la vicina tribù Turkana, ma con le loro anacronistiche lance e fionde di legno o osso animale, poco possono fare contro le armi di fabbricazione russa o americana, che ora purtroppo sono arrivate anche là. 

Andrea Moiraghi

venerdì 16 novembre 2018

Pole Pole 246

                     Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Le donne, ci raccontò la suora, qui non contano nulla, quasi mai frequentano la scuola e portano su di sé il peso di tutta la famiglia, così non hanno mai tempo di riposarsi. Erano belle e a loro modo eleganti; avevano corpi longilinei coperti con stoffe dai colori vivi, i capelli cortissimi e portavano vistose collane multicolori che scendevano lungo il collo e in base alla loro grandezza, venni a sapere, sono indice di fertilità. Il loro destino, continuò la nostra amica, purtroppo non conosce e non ha mai conosciuto dolcezze o amorevoli attenzioni, poiché sin da giovanissime vengono vendute a un marito, spesso più anziano, che devono servire con sottomissione insieme alle altre mogli, per tutta la vita. E allo stesso tempo devono occuparsi dei figli, della capanna, degli animali e della terra, in pratica di tutti i compiti più pesanti che gravano sulla famiglia. Altro che essere considerate “l’altra metà del cielo” o  simili amenità.
           Sister Giovanna Pia ci spiegò che solo gli uomini e in particolare gli anziani, detengono il potere all’interno del clan. Tramandano le tradizioni ancestrali, come la circoncisione delle bambine, barbara usanza per noi, ma qui ancora praticamente obbligatoria e accettata senza problemi.

Andrea Moiraghi

martedì 6 novembre 2018

Pole Pole 245






                Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Una guerra fra poveri che aggrava ulteriormente la loro situazione e le loro condizioni di vita, e ne sapeva qualcosa Sister GiovannaPia, che doveva soccorrere i feriti portati in ospedale ogni ora del giorno e della notte, a volte in condizioni disperate. Mentre camminavamo in mezzo al villaggio, vedevamo molte mamme con i loro piccoli sulle spalle, tante ragazze e donne di ogni età e poi un’ infinità di bambini, non certo ben pasciuti.

Andrea Moiraghi


venerdì 2 novembre 2018

Pole Pole 244

                         Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


In queste misere abitazioni vivevano adulti e bambini insieme agli animali, in una promiscuità che a tutt’ oggi mi pare impossibile La nostra amica suora ci raccontò che i Samburu sono popolazioni nomadi, discendenti dalla tribù Maasai. Hanno antenati guerrieri e un tempo erano una tribù molto forte, che si spostava alla ricerca dei pascoli, allora fiorenti, permettendo loro una sopravvivenza serena. Ora sono costretti a una vita di stenti, per le condizioni ambientali che sono inspiegabilmente mutate negli anni, in modo a loro sfavorevole, rendendoli una minoranza mal sopportata e guardata con sospetto anche dal governo di Nairobi: sono nomadi e quindi difficilmente controllabili. All’ordine del giorno sono scontri violentissimi, compiuti con lance e frecce (ma da un po’ di tempo anche con armi da fuoco procurate chissà dove), con la vicina tribù dei Turkana, considerata tribù di invasori e ladri di bestiame.

Andrea Moiraghi

mercoledì 24 ottobre 2018

Pole Pole 243







                   Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Sul pavimento di terra battuta trovavano posto poche cose, fra cui una tanica di acqua e alcune stoviglie rudimentali, in cui le donne cuocevano legumi e patate (disponibili solo quando la pioggia ha reso possibile il raccolto), e le più fortunate, carne di capra dura come il cuoio, di cui si cibavano bevendo tè e sangue di animale misto a latte, tipica bevanda dei Samburu.

Andrea Moiraghi

venerdì 19 ottobre 2018

Pole Pole 242

                       Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu

Ricordo che Sister Giovanna Pia ci accompagnò a far  visita al villaggio di Wamba: una serie di miseri negozietti e un paio di bar, in legno e terra compressa, lungo un unico grande stradone e attorno le capanne Samburu, le cosiddette “manyatte”. Erano basse costruzioni con una sola apertura all’ esterno e tetto quasi piatto, fatte di arbusti, sterco e fango ed erano circondate da rami spinosi, a difesa degli animali, piuttosto feroci da quelle parti. L’ interno, dove a malapena si stava in piedi, era buio e aveva al centro lo spazio per il fuoco, spesso causa di incendi e gravissime ustioni per gli occupanti, un rudimentale tavolo di legno e due o tre giacigli con sopra la paglia.
Andrea Moiraghi 

mercoledì 10 ottobre 2018

Pole Pole 241





               Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Creature sfortunate che avevano trovato in quelle Suore i loro angeli custodi, potendo così trascorrere i loro giorni nella dignità di lenzuola pulite, pasti caldi, farmaci appropriati e carezze amorevoli. Molti di loro erano resi inconsapevoli dalla malattia, incapaci di parlare e di muoversi in maniera efficace, ma credo che nessuno di loro fosse insensibile all’amore che veniva loro trasmesso e nel quale erano immersi: un nuovo grembo li accoglieva e rendeva loro accettabile l’esistere.

Andrea Moiraghi

venerdì 5 ottobre 2018

Pole Pole 240


                         Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Volti tristi e severi di chi andava dalle suore non solo per le medicine, ma anche per avere cibo per sé e i propri figli. Nel nord del Kenya il clima è molto caldo, la terra è arida, perché le precipitazioni sono scarsissime e la popolazione spesso è stremata dalla fame e dalla sete. Sono sguardi che non ho dimenticato, pur avendoli osservati brevemente, con il pudore che la sofferenza di una madre e di un bambino richiedono.Ho stretto molte mani (per tanti di loro stringere la mano a un bianco, il “muzungu”, come lo chiamano, è un nore), ho fatto molti sorrisi e mi sono commossa fino alle lacrime quando abbiamo visitato una dependance  dell’ospedale, dove una piccola comunità di Suore indiane dedica la vita a un gruppo di bambini e ragazzi gravemente handicappati, che diversamente sarebbero abbandonati a loro stessi ed avrebbero una ben più infelice sorte. 

Andrea Moiraghi

giovedì 27 settembre 2018

Pole Pole 239









                       Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Giunti finalmente a Wamba, incontrammo subito Sister Giovanna Pia che ci dedicò tempo e attenzione: ci fece visitare il bellissimo ospedale della Consolata, del cui dispensario lei si occupava. Le sale erano affollate da persone in composta e silenziosa attesa, dagli immancabili bambini allacciati alle loro madri, intenti a succhiare seni avvizziti e aridi, nella speranza di potersi sfamare. 

Andrea Moiraghi

venerdì 21 settembre 2018

Pole Pole 238

                      Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


  
Il viaggio procedette bene, perché Elias era un buon autista e un ottimo meccanico. Dopo uno dei tanti sobbalzi che il fuoristrada sopportava da parecchio tempo, il tergicristalli improvvisamente si mise in azione e non ci fu più verso di fermarlo con i mezzi consueti. Elias che cosa fece? Decise di rimuovere il fusibile indispensabile al suo funzionamento. Che cosa c'era di più ovvio da fare? Nulla! Noi non ci saremmo mai azzardati, ma noi non siamo Elias.

Andrea Moiraghi

mercoledì 12 settembre 2018

Pole Pole 237



                     Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu

 

Non avevano certo torto: in quale altro paese straniero il turista si ferma a fotografare il passante? Lo facessero con noi ci darebbe terribilmente fastidio: non siamo mica animali rari. Ma il desiderio di portarsi a casa un ricordo di quegli incontri per condividerli con qualcuno che non era con noi in quei luoghi lontani, spesso non ci faceva riflettere sulle reazioni di chi era oggetto della nostra “ansia da souvenir”.

Andrea Moiraghi

venerdì 7 settembre 2018

Pole Pole 236

                      Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Ad un certo punto la "strada" fu tutto un sobbalzo: buche, pietre, dossi e tanta, tantissima polvere, ma fummo ripagati dal poter osservare zebre, antilopi, babbuini e facoceri correrci a fianco e persone in marcia, i Samburu,  una tribù di pastori nomadi, ancora fortemente legata alle tradizioni. Erano avvolti da vesti rosso sgargianti; le donne erano ornate da diversi strati di collanine multicolori e gli uomini armati di lunghi bastoni e lance affilate, e marciavano in silenzio sotto il sole. Nonostante il peso dei loro fardelli, le donne camminavano elegantemente con postura eretta e fiera. Riuscimmo a fotografare alcuni di loro, ma molti non volevano essere ripresi, perché timorosi che gli si "rubasse l'anima," come vuole la loro credenza. Altri volevano denaro in cambio di una fotografia e le tariffe erano piuttosto altine: se l'offerta non li soddisfaceva, era un secco no. Ricordo che una di loro ci ributtò indietro i soldi con sprezzo, mentre altre scappavano imprecando nella loro, per fortuna, incomprensibile lingua.


Andrea Moiraghi

giovedì 30 agosto 2018

Pole Pole 235






                     Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu



Partimmo presto dalla missione di Nkubu che ci ospitava, perché la distanza chilometrica non è un molta (circa 150 chilometri), ma neppure le vie di comunicazione lo sono, perciò è necessario prevedere un buon margine di tempo. A circa metà percorso ci fermammo per osservare l'alba: il nastro di pista rettilinea davanti a noi, pareva scontrarsi con l' unico monte che improvvisamente spuntava nella pianura (il Monte Lolokwe, detto anche “Monte degli Dei”) e poi il silenzio, il rosa, l'arancio, il giallo e l'azzurro, preludio di un nuovo giorno.

Andrea Moiraghi

mercoledì 22 agosto 2018

Pole Pole 234



                            
                               Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Anche grazie a lei e all'esempio di alcune sue consorelle che conobbi in quegli anni, maturai ancora maggiormente la convinzione che si può essere madri e padri di altri esseri umani anche se non li si è generati. L'anno successivo, per incontrare Sister Giovanna Pia dovemmo andare a trovarla nella missione alla quale era stata trasferita: Wamba, nel nord del Kenya in una zona arida e secca, dimenticata dal mondo.

Andrea Moiraghi

giovedì 16 agosto 2018

Pole Pole 233






                   Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Lei amava molto parlare ed io ascoltare, per cui ci trovammo subito d’accordo. Sembrava sapesse prevedere i nostri bisogni e faceva di tutto per soddisfare le nostre piccole esigenze quotidiane, senza che dovessimo chiedere; capii che una tale empatia poteva solo essere il frutto di un lungo allenamento sul campo con i malati e i miseri che nella sua vita aveva sempre curato ed amato.

Andrea Moiraghi 

venerdì 10 agosto 2018

Pole Pole 232

                                      Cap. VIII     Wamba, tra i Samburu


Non sono in grado di riferire i fatti di quelle due estati in ordine cronologico: sono trascorsi sei anni e abbiamo adottato due bambini di colore che hanno confuso l' ordine dei ricordi; ma mi accorgo di non aver scordato alcuni sguardi, le sensazioni, le emozioni, le persone, gli atteggiamenti che hanno dato "spessore" a quell'esperienza rimanendo impressi nel mio animo con maggiore efficacia.
            Il primo anno conobbi Suor Giovanna Pia, al Consolata Hospital di Nkubu, dove Andrea, mio marito prestava servizio e fu lei a farmi amare ed apprezzare tanto l'Africa. Era ed è una persona speciale che fa tutto con immenso amore, senza risparmiarsi mai e mi dedicò gran parte del suo scarso tempo libero, spiegandomi molte cose e raccontandomi della sua vita quasi fossimo amiche di lunga data; con delicatezza rese il nostro soggiorno piacevole e interessante.

Andrea Moiraghi

venerdì 3 agosto 2018

Pole Pole 231

                   Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu

Raccolsi abiti, medicine, ombrelli, calzature, sapone per il bucato, mollette fermabiancheria, pila, spray insetticidi. Non volevo sembrare una maniaca, ma gli insetti portatori di malaria mi spaventavano; gli altri animaletti che laggiù hanno dimensioni doppie rispetto ai nostrani, anche. Feci il vaccino contro la febbre gialla e la profilassi antimalarica e poi partii.
Non avevo mai viaggiato così tanto tempo in aereo e il tragitto di dieci ore mi parve interminabile; inoltre ricordo che mi spaventai parecchio quando, sbarcando a notte fonda a Nairobi, mi accorsi che l’ aeroporto, non certo illuminato come Francoforte dove avevamo fatto scalo, era presidiato da militari kenyoti con tanto di mitra spianato. Nella semioscurità si vedevano solo i loro occhi severi e il luccichio delle armi, la pelle scura e la tuta mimetica si confondevano con il contesto: come benvenuto non fu granché..

Andrea Moiraghi

mercoledì 25 luglio 2018

Pole Pole 230





            Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Sono stata in Kenya solamente due volte, a trascinarmi fu mio marito dopo il suo primo mese di volontariato svolto in quella terra. Non mi trascinò fisicamente, bensì col suo entusiasmo per ciò che aveva visto e vissuto laggiù e quindi non fu faticoso accettare l'invito a unirmi a lui le due estati successive. Non sono una Indiana Jones in gonnella e non amo troppo l'avventura e gli imprevisti, tant’è che faticai molto a preparare i bagagli nel tentativo di non dimenticare nulla di ciò che ci sarebbe potuto servire in luoghi dove immaginavo sarebbe stato impossibile procurarsi qualsiasi cosa.

Andrea Moiraghi

venerdì 20 luglio 2018

Pole Pole 229


                         Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Le prima parte di questo capitolo è di mia moglie Chiara. Coinvolta anche lei nella nostra avventura APA, con la complicità del mio entusiasmo, ha voluto qui di seguito rivivere impressioni ed emozioni vissute in terra africana. Lascio quindi scrivere a lei alcune pagine e prenderò spunto dal suo racconto per parlare dell’ ospedale di Wamba, una realtà sanitaria efficientissima e quasi incredibile, data la sua ubicazione: la savana immensa e solitaria del nord del Kenya, dove vive la misteriosa tribù dei Samburu.

Andrea Moiraghi

venerdì 13 luglio 2018

Pole Pole 228

                      Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


Sono questi aspetti di grande fascino, che lasciano un segno indelebile a noi cittadini di un mondo che sembra appartenere a un’ altra galassia. Ma tutto ciò non penso riuscirebbe a motivarci a lungo, se non ci fosse anche la riconoscenza spontanea e sentita che quasi sempre riceviamo dai pazienti delle cliniche mobili, unita all’ amicizia maturata fra noi colleghi e il personale africano che ci affianca nel lavoro.
Come possa poi questa gente di savana e boscaglia, dimenticata dal mondo, essere felice in mezzo a tanta miseria e alle tante avversità (malattie, fame, siccità, fatica, dolori fisici…), che per noi rappresenterebbero un dramma esistenziale, rimane per me un mistero a cui non so dare spiegazione, ma su cui certamente dovrei riflettere e prendere esempio.

Andrea Moiraghi

venerdì 6 luglio 2018

Pole Pole 227




                       Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili

Non avemmo cuore di rifiutare e ne prendemmo alcuni, incapaci di resistere a tanta tenerezza. Conservo una foto di questo suo gesto toccante, ma chissà cosa ne sarà oggi di quella creatura, che con un’ azione tanto spontanea e generosa , ci commosse a tal punto da rimanere per sempre impressa nei nostri ricordi?E’ bello, durante queste uscite in savana, vedere e vivere da vicino l’ Africa autentica: gli spazi immensi, la simbiosi intima fra natura incontaminata con le sue leggi bizzarre e l’ uomo; la vita tribale con le sue usanze ancestrali e poi ancora la povertà affrontata in modo così dignitoso.

         Andrea Moiraghi

giovedì 28 giugno 2018

Pole Pole 226








                 Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili



Proprio nel Tharaka, ricordo come fosse ieri un bimbo di due o tre anni che gironzolava solo nei pressi della sua capanna; con il suo vestito logoro e stracciato, non appariva certo accudito e sano. Era a dir poco povero, perché possedeva solo la sua capanna e un cane pelle e ossa, ma vedendo me e mia moglie non aveva esitato ad offrirci ciò che aveva: un bicchiere di plastica arancione, rimediato chissà dove, colmo per metà di piccoli semi gialli e verdi, ovvero il suo pasto.

Andrea Moiraghi

venerdì 22 giugno 2018

Pole Pole 225

                        Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


Ho vissuto per l’ ennesima volta i contrasti più stridenti, la miseria più infima accanto alla ricchezza più sfacciata: ho curato i figli analfabeti e denutriti dei pastori Samburu che vivono ai lati della sconfinata riserva privata di Lewa Downs, i cui proprietari tedeschi ospitano il jet set di tutto il mondo nelle meravigliose ville della riserva, fra loro collegate da piccoli aerei privati. Nel Tharaka ho incontrato bambini che non avevano mai visto un bianco; anziché andare a scuola come gli altri bambini del mondo, girovagavano per la foresta  con le fionde di legno e di osso, a caccia di uccelli di cui cibarsi.

Andrea Moiraghi

giovedì 14 giugno 2018

Pole Pole 224





                 Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


Lavorando nelle cliniche mobili ho vissuto le più belle e interessanti esperienze dal punto di vista umano, professionale e, perché no, turistico. Ho visto l’ Africa più vera e autentica, che unisce paesaggi e tribù, quella che nessuna agenzia turistica al mondo è in grado di far vedere; le popolazioni più autenticamente africane, più lontane dalla nostra civiltà, quasi “primitive” e non le comparse che si esibiscono davanti ai turisti in cambio di soldi. 

Andrea Moiraghi

venerdì 8 giugno 2018

Pole Pole 223


                                Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


I casi più complessi vengono invitati a trasferirsi alla missione sul nostro fuoristrada, ma spesso i pazienti declinano l’invito, perché non avrebbero poi i mezzi per rientrare alle loro abitazioni e si tengono così il mal di denti, insieme a tutti gli altri disagi.
Solitamente l’ attività nelle cliniche mobili è affidata ai colleghi più anziani o almeno con più esperienza, che possono gestire le complicazioni inerenti un’ estrazione (emorragia copiosa, fratture dentarie e ossee, intolleranza all’ anestetico…), nei limiti delle possibilità contingenti. Evidentemente non si tratta di fare esibizionismo di bravura, perché un errore a quelle latitudine (a due-tre ore dal primo ospedale, per intenderci) può avere serie conseguenze e quindi bisogna fare di tutto per evitare questi rischi, arrivando anche al punto di non intervenire, qualora non si possa operare in ambito di sicurezza per il paziente e il medico.

Dr.Andrea Moiraghi

mercoledì 30 maggio 2018

Pole Pole 222






                            Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


Il lavoro nelle “mobile clinic” è di prima linea: si tratta in pratica di estrarre denti all’ aria aperta, all’ ombra di un acacia o di un baobab, oppure in mezzo alle capanne dei Samburu (le cosiddette manyatte), liberando questa gente dal mal di denti, con cui convive insieme alla fame, alla siccità, alla malaria, alla tubercolosi. Il paziente dopo la rimozione del dente non può neppure sciacquare la bocca, per mancanza di acqua e tampona l’ emorragia con le garze che noi gli forniamo oppure con pezzi di banana abbrustolita alla fiamma.

Andrea Moiraghi

venerdì 25 maggio 2018

Pole Pole 221

                      Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


Come potevamo risparmiare a questa gente tanta strada, se non avvicinandoci noi a loro?
Parlando con i missionari, nacque così l’ idea di affiancare il nostro lavoro a quello delle infermiere del dispensario di Isiolo, che una o due volte la settimana si recavano nei villaggi per distribuire farmaci, vaccinare i bambini, effettuare controlli sanitari sulla popolazione. Tutto ciò percorrendo in fuoristrada tragitti di decine di chilometri in mezzo alla savana, su piste polverose e sconnesse, cosi malandate da non assomigliare se non vagamente alle nostre più brutte strade di campagna, sicché i guasti alle auto sono evenienze frequenti. Questo lavoro di medicina sul territorio è da loro chiamato ”mobile clinic”, traducibile nella nostra lingua in “clinica mobile” e noi prendemmo a prestito l’ iniziativa per attuarla dapprima alla missione di Isiolo e poi al Consolata Hospital di Nkubu, ma su scala minore: a Nkubu le distanze per raggiungere l’ ospedale sono più ridotte e più agevolmente i pazienti possono accedere al nostro ambulatorio.

Andrea Moiraghi

venerdì 18 maggio 2018

Pole Pole 220






                  Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili



 Frequentemente però i nostri pazienti usavano le proprie gambe, percorrendo a piedi anche trenta o quaranta chilometri e di necessità erano costretti a trascorrere la notte da qualche parte, il più delle volte credo semplicemente sotto il cielo stellato. Questa evenienza si verificava soprattutto per l’ambulatorio di Isiolo, che dista sessanta chilometri da Meru e cinquecento da Moyale, dove è possibile trovare il più “vicino” dentista; non per niente in Kenya esiste un odontoiatra ogni 200.000 mila abitanti, che esercita quasi esclusivamente nelle grandi città. 

Andrea Moiraghi

venerdì 11 maggio 2018

Pole Pole 219

                Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili
. L’ approccio ad una esperienza di volontariato è sempre molto personale e spesso ci coinvolge completamente. Le motivazioni iniziali possono essere di vario tipo, religiose, professionali, solidaristiche, ma il risultato per tutti è solo l’ incontro con la gioia di donare gratuitamente”. 
Una delle più belle e interessanti esperienze che ho vissuto in Africa, proprio ad Isiolo, è la “mobile clinic”.
Sin dai primi anni di lavoro in Kenya ci eravamo accorti che tantissime persone per raggiungere i nostri ambulatori percorrevano distanze enormi, servendosi di mezzi di fortuna: passaggio auto da parte dei missionari, cassoni di autocarri, matatu, cioè le solite vecchie Land Rover o i pulmini giapponesi con una decina di posti a sedere, ma quasi sempre carichi di 20-30 passeggeri, compressi come sardine all’ interno e appesi all’ esterno. 

Andrea Moiraghi

giovedì 3 maggio 2018

Pole Pole 218







                  Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


Personalmente è la nona volta che mi trovo a vivere la realtà dell’ Africa e dopo tanti sforzi sono arrivato alla conclusione che ci vorranno centinaia di anni per trasformare le miserabili condizioni di vita di questa gente; ma la serenità, la gioia interiore, l’ umanità e l’ instancabile voglia di comunicare che dimostrano, li investono di una dignità ai miei occhi e al mio cuore unica.

Andrea Moiraghi

venerdì 27 aprile 2018

Pole Pole 217

                      Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili

Spesso mi trovo ad invidiare lo shamano (stregone, n.d.r.) che grazie ad una polvere tratta dalle radici di un cespuglio e mescolata alla saliva del paziente, permette di prevenire ogni infezione”.
Con queste riflessioni, che sembrano uscite dalla mia penna, ma credo anche da quella di molti colleghi dell’ APA, Giacomo concludeva la sua lettera:
“Qual’ è la vis che ci induce sempre a cercare una nostra verità su queste popolazioni? Le realtà dei paesi in via di sviluppo non sono a noi comprensibili.

Andrea Moiraghi 

giovedì 19 aprile 2018

Pole Pole 216






                    
                   Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


Lo vediamo con i nostri occhi di occidentali, lo sentiamo sulla nostra pelle e ci stringe lo stomaco, vorremmo condividerlo, ma ne siamo incapaci; noi non siamo avvezzi alla sofferenza. Chi ha dovuto combattere continuamente contro le disgrazie fa il callo alle difficoltà, non cede a nessuna sofferenza. È in grado di combatterle meglio…Questa gente è capace di difendersi da sventure e difficoltà enormi, quando vivi in queste realtà, quando entri nel loro ambiente, quando lavori con loro, senti tutto il peso della nostra debolezza. 

Andrea Moiraghi