C’ erano poi tantissimi bambini, quasi tutti in apparente
buon umore e felici, nonostante una miseria di cui non mi davo ragione. Molti
giocavano seduti sulla terra nuda e sporca, altri oziavano come i bambini sanno
fare e alcuni di loro si divertivano a seguirci e prenderci per mano,
assillandoci con le solite litanie:
“Come ti
chiami? Come stai?, Mi dai una caramella?” e altre domande ancora, per lo più a
noi incomprensibili perché in Swahili o in slang, le uniche lingue da loro
conosciute, molti non avendo mai messo piede a scuola, dove viene insegnato l’
inglese.
Il numero di bambini cresceva a vista d’ occhio e ora si erano uniti a noi anche ragazzini più grandi, qualcuno con gli occhi allucinati dai vapori della “colla”, con il chiaro intento di chiederci soldi o forse di spillarceli di nascosto.
Andrea Moiraghi