mercoledì 22 settembre 2021

Pole Pole 391

 

 

                                      Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

C’ erano poi tantissimi bambini, quasi tutti in apparente buon umore e felici, nonostante una miseria di cui non mi davo ragione. Molti giocavano seduti sulla terra nuda e sporca, altri oziavano come i bambini sanno fare e alcuni di loro si divertivano a seguirci e prenderci per mano, assillandoci con le solite litanie:

             “Come ti chiami? Come stai?, Mi dai una caramella?” e altre domande ancora, per lo più a noi incomprensibili perché in Swahili o in slang, le uniche lingue da loro conosciute, molti non avendo mai messo piede a scuola, dove viene insegnato l’ inglese.

             Il numero di bambini cresceva a vista d’ occhio e ora si erano uniti a noi anche ragazzini più grandi, qualcuno con gli occhi allucinati dai vapori della “colla”, con il chiaro intento di chiederci soldi o forse di spillarceli di nascosto.


Andrea Moiraghi 


venerdì 17 settembre 2021

Pole Pole 390

 


        


                        Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

La sensazione di spazio vitale mancante mi opprimeva, ma non era solo una sensazione, perché le nostre  accompagnatrici ci spiegavano che circa duecento baracche sorgevano su un ettaro di terra, vale a dire mille persone in cento metri per cento.

               A terra vedevo di tutto: sacchetti di plastica, luridi pezzi di carta e cartone, bucce di frutta, pannocchie, rottami di ferro e tutti i rifiuti che può contenere una discarica delle nostre città. E in mezzo alla polvere di quella terra argillosa e sporca, a tratti fangosa, fra cani e galline, tante donne stavano a chiacchierare o a vendere frutta e verdura su banchetti traballanti, mentre altre cucinavano qualcosa all’ aperto su rudimentali bracieri.

Andrea Moiraghi

venerdì 10 settembre 2021

Pole Pole 389

 


                        Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

In questi “monolocali”, la promiscuità è assoluta, l’ aria è irrespirabile per i vapori di gas dei fornelli a kerosene, la pulizia è un eufemismo, i sevizi igienici non ci sono e manca la corrente elettrica.

             In una bidonville non esiste sistema fognario, ma solo latrine comuni a pozzo nero di cui fruiscono cento o duecento persone a seconda dei casi. Parlare di acqua “in casa” suona come facezia: la sua disponibilità è legata a chioschi privati, riforniti da autocisterne che la vendono a tre o quattro volte il costo dell’ acquedotto municipale, vicino ai quali donne e bambini si mettono in coda per ore, in attesa di poter riempire i loro bidoni di plastica.

               Con Rita, Sami e le due insegnanti, camminavo in viottoli polverosi larghi da uno a due metri, fiancheggiati e attraversati da fogne a cielo aperto, maleodoranti e dallo sgradevole colore nero-verdastro.



Andrea Moiraghi

giovedì 2 settembre 2021

Pole Pole 388





                           Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

             Le abitazioni di uno slum sono definite informal statement”, cioè insediamenti informali, perché non esistono sui documenti catastali e perché non sono in regola con gli standard abitativi prescritti dalla legge. Vengono infatti costruite con assi di legno, cartone, terra pressata o laminati plastici, raramente in muratura e coperti con lamiere zincate, che diventano roventi. quando colpite dal sole. Sono quasi sempre costituite da un’ unica stanza, dove si svolge la vita di tutti i giorni: si vive, si cucina, si dorme, si partorisce e… si muore.

  Andrea Moiraghi