giovedì 2 dicembre 2021

Pole Pole 401

 


                    Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Il confronto con il nostro mondo diventava però inevitabile, come diventava difficile anche solo pensare all’ esistenza di una bidonville come quella, all’ interno di un continente qual’ è l’ Africa, dove le bellezze naturali e il fascino di certe tribù non trovano aggettivi adeguati. E intanto eravamo arrivati al Flora Hotel, dove ci aspettava l’ immancabile discussione con il nostro sedicente taxista per il costo della corsa.

             Quella notte mi tornavano in mente le parole di Sami: “La mia casa è lo slum”. Sarà questo il futuro del Kenya?


Andrea Moiraghi

giovedì 25 novembre 2021

Pole Pole 400


 

                      Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Impossibile darsi una ragione o trovare una spiegazione logica a quanto si era visto, udito, toccato, annusato. Ancora non avevo conosciuto Padre Malley e quella sua frase che sempre mi accompagnerà quando ripenserò e rivedrò immagini come quelle: “E’ inutile, Andrea, qui in Africa certe realtà rientrano in un disegno che dal solo punto vista umano ti risulteranno sempre incomprensibili”. 

Andrea Moiraghi

giovedì 18 novembre 2021

Pole Pole 399

 


                         Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Si andava a rilento: il traffico era intenso e la nostra auto, un vecchio furgone Wolkswagen assemblato alla buona, con motore giapponese e radiatore di una Mercedes, non poteva correre più di tanto, anche perché dopo pochi metri si era guastato e poteva proseguire solo in prima marcia. E meglio così, perché anche a freni non sembrava ben dotato. Né io né la mia collega avevamo voglia di parlare, supposto che ci saremmo capiti, sentendo il fracasso all’ interno di quel taxi anteguerra.


Andrea Moiraghi

giovedì 11 novembre 2021

Pole Pole 398

 




                           Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Sopraggiungeva la sera e ci accomiatavamo dalle nostre accompagnatrici e dal folto gruppo di bambini che si erano uniti a noi e a Sami, che si atteggiava ormai a loro capogruppo. Con Rita facevo rientro in taxi (ovviamente abusivo) al Flora Hotel, dove ci aspettavano Dino e una sua collaboratrice di studio, con i quali il giorno seguente saremmo partiti per Nkubu.

Andrea Moiraghi

venerdì 5 novembre 2021

Pole Pole 397

 


                   Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

            All’ improvviso udimmo le urla disperate di un bambina piangente, che poi vedemmo correre all’ impazzata, rincorsa a breve distanza da una ragazza più grande (la sorella, mi riferirono poi) che cercava di malmenarla e percuoterla con un bastone di legno o forse con una spranga di ferro. Spintonandoci violentemente, tutte e due passarono di corsa davanti a noi, mentre la gente gridava e sbucava da ogni dove, rendendo l’ evento drammatico e per me carico di ansia e paura. Temetti il peggio, ma le vidi poi entrare in una baracca al fondo del viottolo e l’ alterco in un attimo si ricompose, lasciando il posto a un silenzio incerto.


Andrea Moiraghi

venerdì 29 ottobre 2021

Pole Pole 396





 

          Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

              Mi pareva impossibile che nessuno facesse nulla per questa gente e allora non mi passava neppure per la testa che, grazie soprattutto all’ amico odontotecnico Roberto Bassano di San Mauro Torinese e allo stesso Padre Masino, poco tempo dopo l’ APA avrebbe allestito un ambulatorio dentistico nel dispensario di Kahawa, a fianco dello slum di Soweto, come è raccontato nel quinto capitolo di questo libro.

Andrea Moiraghi

martedì 19 ottobre 2021

POLE POLE 395

 


                  Cap. XI    La mia casa è lo “slum”


E così la maggior parte della gente viveva (e oggi la situazione non è cambiata, anzi è peggiorata) attanagliata dalla fame e dalla criminalità, in condizioni igieniche spaventose e con l’ incubo quotidiano dell’ Aids, mentre il governo kenyano e il resto del mondo stavano a guardare, come se a loro andasse bene così. In fin dei conti il Kenya benestante vive e prospera grazie alla manodopera a basso prezzo reclutata negli slum, dove l’ erogazione di servizi pubblici (acqua, luce, strade, assistenza medica…) per lo Stato non ha costi, perché semplicemente non esiste. Si potrebbe dire che le baraccopoli siano ormai una parte integrante dello sviluppo di questa nazione, perfettamente inserite nei suoi cicli produttivi e ottimamente funzionali alla sua economia.

Andrea Moiraghi

giovedì 14 ottobre 2021

Pole Pole 340





 

                    Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

             Tutto mi sembrava irreale, disumano, inaccettabile. Con desolazione percepivo come la sofferenza di queste persone, vissuta senza rabbia e apparentemente accettata (non so spiegarmi se per dignità o ineluttabilità), fosse connaturata con la loro stessa esistenza e un senso di impotenza mi coglieva. “Non si faccia elemosina agli Africani, ma si insegni loro a pescare, invece di donar loro il pesce”, mi era stato detto, ma qui non c’ erano né acqua né pesci.

Andrea Moiraghi 

venerdì 8 ottobre 2021

Pole Pole 393

 


                       Cap. XI    La mia casa è lo “slum”


I più fortunati hanno un lavoro più o meno stabile in città, così possono portare a casa mille, duemila scellini a settimana (15-30 Euro), dei quali un terzo o più se ne va per l’ affitto di queste catapecchie, proprietà di riccastri che spesso ne fanno oggetto di speculazione, senza alcun scrupolo. Chi lavoro non ce l’ ha, e sono tanti, o non ha molta voglia di lavorare, vive di furti e sulla prostituzione di madri, figli, sorelle o “amiche”, non raramente ragazze appena adolescenti: già escluse dalla scuola, queste giovani vivono in balia di sfruttamento e violenze sessuali, bruciando così tutte le loro prospettive. Facile capire perché l’ Aids possa dilagare a macchia d’ olio, tanto che metà della gente qui intorno è sieropositiva e i morti da un po’ di anni non si contano più ”.


Andrea Moiraghi

venerdì 1 ottobre 2021

Pole Pole 392




  

                    Cap. XI    La mia casa è lo “slum”


Occhi furtivi di adulti, quasi solo donne, ci scrutavano al nostro passaggio e nonostante la compagnia delle nostre accompagnatrici, avevo la sensazione di una tranquillità ingannevole

             “Di cosa vivono queste persone?” mi venne spontaneo chiedere alle due maestre.

             “Di lavori più disparati: piccoli commerci più o meno leciti, vendita di generi alimentari, carpenteria. Certuni si ingegnano in lavoretti manuali (sartoria, calzoleria, falegnameria, minuteria meccanica…), altri recuperano materiale dalla discarica, che poi cercano di vendere; qualcuno si arrabatta producendo e vendendo distillati alcolici dagli ingredienti incerti e pericolosi (le cosiddette grappe e birre dei poveri).

Andrea Moiraghi 

mercoledì 22 settembre 2021

Pole Pole 391

 

 

                                      Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

C’ erano poi tantissimi bambini, quasi tutti in apparente buon umore e felici, nonostante una miseria di cui non mi davo ragione. Molti giocavano seduti sulla terra nuda e sporca, altri oziavano come i bambini sanno fare e alcuni di loro si divertivano a seguirci e prenderci per mano, assillandoci con le solite litanie:

             “Come ti chiami? Come stai?, Mi dai una caramella?” e altre domande ancora, per lo più a noi incomprensibili perché in Swahili o in slang, le uniche lingue da loro conosciute, molti non avendo mai messo piede a scuola, dove viene insegnato l’ inglese.

             Il numero di bambini cresceva a vista d’ occhio e ora si erano uniti a noi anche ragazzini più grandi, qualcuno con gli occhi allucinati dai vapori della “colla”, con il chiaro intento di chiederci soldi o forse di spillarceli di nascosto.


Andrea Moiraghi 


venerdì 17 settembre 2021

Pole Pole 390

 


        


                        Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

La sensazione di spazio vitale mancante mi opprimeva, ma non era solo una sensazione, perché le nostre  accompagnatrici ci spiegavano che circa duecento baracche sorgevano su un ettaro di terra, vale a dire mille persone in cento metri per cento.

               A terra vedevo di tutto: sacchetti di plastica, luridi pezzi di carta e cartone, bucce di frutta, pannocchie, rottami di ferro e tutti i rifiuti che può contenere una discarica delle nostre città. E in mezzo alla polvere di quella terra argillosa e sporca, a tratti fangosa, fra cani e galline, tante donne stavano a chiacchierare o a vendere frutta e verdura su banchetti traballanti, mentre altre cucinavano qualcosa all’ aperto su rudimentali bracieri.

Andrea Moiraghi

venerdì 10 settembre 2021

Pole Pole 389

 


                        Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

In questi “monolocali”, la promiscuità è assoluta, l’ aria è irrespirabile per i vapori di gas dei fornelli a kerosene, la pulizia è un eufemismo, i sevizi igienici non ci sono e manca la corrente elettrica.

             In una bidonville non esiste sistema fognario, ma solo latrine comuni a pozzo nero di cui fruiscono cento o duecento persone a seconda dei casi. Parlare di acqua “in casa” suona come facezia: la sua disponibilità è legata a chioschi privati, riforniti da autocisterne che la vendono a tre o quattro volte il costo dell’ acquedotto municipale, vicino ai quali donne e bambini si mettono in coda per ore, in attesa di poter riempire i loro bidoni di plastica.

               Con Rita, Sami e le due insegnanti, camminavo in viottoli polverosi larghi da uno a due metri, fiancheggiati e attraversati da fogne a cielo aperto, maleodoranti e dallo sgradevole colore nero-verdastro.



Andrea Moiraghi

giovedì 2 settembre 2021

Pole Pole 388





                           Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

             Le abitazioni di uno slum sono definite informal statement”, cioè insediamenti informali, perché non esistono sui documenti catastali e perché non sono in regola con gli standard abitativi prescritti dalla legge. Vengono infatti costruite con assi di legno, cartone, terra pressata o laminati plastici, raramente in muratura e coperti con lamiere zincate, che diventano roventi. quando colpite dal sole. Sono quasi sempre costituite da un’ unica stanza, dove si svolge la vita di tutti i giorni: si vive, si cucina, si dorme, si partorisce e… si muore.

  Andrea Moiraghi 

martedì 24 agosto 2021

Pole Pole 387

 

 
 Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

  Il numero preciso degli abitanti che occupano gli slum nessuno lo conosce e il motivo è semplice: non  c’è mai stato un censimento e gli unici dati in nostro possesso derivano da rilevazioni aeree e da ricerche in loco di organizzazioni umanitarie. La sola certezza è che questo numero è in continuo aumento, per lo spostamento inarrestabile di gente dalle campagne alle città, spinte dal sogno di un futuro migliore, purtroppo sistematicamente infranto dalla realtà dei fatti: mancanza di lavoro, fame, salari indecorosi, sfruttamento, Aids, criminalità… 



   Andrea Moiraghi

mercoledì 18 agosto 2021

Pole Pole 386

 


                     Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

“In uno slum trovate qualsiasi tipo di arma”, ci raccontava un giorno Padre Alex Zanotelli”, mi potrebbero far fuori in qualsiasi momento, ma nessuno mi ha mai torto un capello, in questi sotterranei della storia”, così lui ama definire la sua Korogocho. Colgo qui l’ occasione per ringraziare il nostro amico Alex, che si offrì come ostaggio ai banditi proprio in Korogocho, quando tre malviventi rapirono il pulmino con a bordo sei miei colleghi dell’ APA, per portarli in aperta campagna e derubarli di tutto, sotto la minaccia delle armi. Era il 30 dicembre del 1994 e ben ricordo il mio sbigottimento quando appresi la notizia al telegiornale.



Andrea Moiraghi

mercoledì 11 agosto 2021

Pole Pole 385

 


 Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Pur albergando un’ enormità di persone, questi agglomerati non sono facili da vedere e da trovare, per la loro ubicazione periferica volutamente lontano dalle zone signorili e commerciali. Sorgono su aree quasi sempre abusive, assenti sulle carte geografiche e sui cartelli stradali. Il governo del Kenya le tollera o finge di ignorarle, ma è sempre molto attento a reprimere con la violenza i tentativi di riscatto o ribellione in massa dei loro occupanti. Le risse, i furti, i soprusi e le violenze di ogni genere, che si consumano quotidianamente all’ interno di uno slum, sono invece tranquillamente misconosciute dalle autorità giudiziarie e dalla polizia. Vengono punite dalla gente del posto secondo i dettami di una giustizia ovviamente sommaria o meglio secondo la legge del più forte, che non disdegna ferimenti e uccisioni. E’ capitato che i trasgressori siano stati barbaramente bruciati vivi in pubblico, quale monito per i malintenzionati.

         Andrea Moiraghi 

venerdì 6 agosto 2021

Pole Pole 384

 




                    Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

 In questi squallori vive il settanta per cento degli abitanti della capitale del Kenya, vale a dire più di due milioni di persone che occupano appena l’ 1,5 per cento del territorio urbano.                                                                                Alcune baraccopoli kenyane, per motivi diversi, sono purtroppo famose: Mathere, la prima bidonville del Kenya, con più di cent’ anni di vita, Korogocho, la grande famiglia di Padre Alex Zanottelli e poi Kibera, la più  popolosa, con i suoi cinquecento-seicentomila residenti. Se ne contano però molte altre, quasi tutte localizzate in periferia, sulla riva del fiume Nairobi e negli avvallamenti di fiumiciattoli che attraversano la città.

Andrea Moiraghi


giovedì 29 luglio 2021

Pole Pole 383


 

                  Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

             Gli slum di Nairobi, a detta degli “esperti sul campo”, Zanotelli e Kizito, per citare due nomi (missionari comboniani, nonché giornalisti, rispettivamente ex direttore e attuale direttore del mensile Nigrizia), sono le peggiori del mondo. Questo poco invidiabile primato viene loro dall’ essere ancora più degradati delle favelas brasiliane o delle bidonville messicane e indiane, due sinonimi per indicare la stessa miserabile realtà.

Andrea Moiraghi

venerdì 23 luglio 2021

Pole Pole 382




 

                    Cap. XI    La mia casa è lo “slum”


Anche Sami un tempo faceva parte di questi bambini.

            “Dov’ è casa tua?” avevo chiesto a lui, con una di quelle domande fatte ad arte per rompere il silenzio e per togliere d’ imbarazzo il piccolo.

            “My house is here in   . My house is the slum”. La mia casa è qui a …. La mia casa è la baraccopoli”.

             Questa frase non la dimenticherò mai. Mi introduceva in un mondo a me sconosciuto: gli slum, le città di baracche nella più grande città di Nairobi, una megalopoli in continua espansione, che ha raddoppiato la sua popolazione nell’ arco di dieci anni e oggi si stima conti circa tre milioni di abitanti, ma il numero preciso nessuno lo sa, perché non esistono censimenti rigorosi e affidabili.

Andrea Moiraghi


mercoledì 14 luglio 2021

Pole Pole 381

 


Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Oggi qualsiasi guida del Kenya e le agenzie di viaggio, loro malgrado, sono costrette a mettere in guardia il turista dal pericolo dei boy street, essenzialmente per il rischio di furti e di borseggiamenti. Non tutti sono santerelli, lo ammetto, ma raramente ho sentito o letto parole di comprensione o almeno di compassione verso queste creature. Solo all’ interno di organizzazioni umanitarie, laiche o religiose, ho potuto cogliere una reale volontà di conoscere e combattere con impegno questa piaga sociale. Mi chiedo, con intenti sinceri, se non dovremmo almeno interrogarci sulle nostre eventuali colpe per questa società di indifferenza che abbiamo creato. Invece, mi par di capire che oggi i bambini di strada africani sono diventati il triste capro espiatorio di tanti problemi sociali di larga scala, che affondano le loro radici nel più generale problema della povertà e della sperequazione economica di gran parte del mondo. Inevitabilmente il mio pensiero va a Matteo ed Elisa, i miei figli in adozione, originari dell’ Africa e mi domando se la vita nella propria terra avrebbe potuto riservar loro le angosce di un esistenza negata, in una qualche città africana divenuta a loro ostile e aliena.

Andrea Moiraghi


venerdì 9 luglio 2021

Pole Pole 380

 


                        Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Alcuni di questi bambini poi, troppo abituati a una vita vagabonda e libera, soprattutto priva di regole, mai accetterebbe una vita in una qualche istituto o struttura di recupero, con norme e orari prefissati e soprattutto la sottomissione a una autorità superiore, pur armata di buoni sentimenti e finalità educative.In tanti anni di Africa, sia io che i miei amici dell’ APA abbiamo visto molti di questi bambini, conosciuti e curati alcuni, soprattutto a Kahawa, dove ci vengono portati dai missionari.

Andrea Moiraghi

venerdì 2 luglio 2021

Pole Pole 379

 


                  Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

A queste patologie bisogna aggiungere le turbe irreversibili del sistema nervoso. Fortunatamente, mi diceva l’ amico Masino, qualcuno si occupa di loro; nella sola Nairobi esistono un centinaio di organizzazioni umanitarie e centri di accoglienza per questi piccoli. Ma le caratteristiche della loro vita, rendono difficile poterli seguire e tentare un recupero, così come stabilire un contatto, causa la diffidenza e il sospetto verso chi li avvicina, seppur con il sincero intento di aiutarli.

Andrea Moiraghi


venerdì 25 giugno 2021

Pole Pole 378





               

                     Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Inutile sottolineare che i solventi delle colle ed i vapori della benzina hanno un elevato grado di tossicità, sia acuto che cronico e si può quindi immaginare quali conseguenze possano avere sui bambini già provati da un’ esistenza di stenti.La vita sempre all’ aperto, sia di giorno che di notte e in qualsiasi condizione climatica, l’ alimentazione carente e sbilanciata, l’ assenza di igiene personale insieme ad un modo di vivere disordinato e insalubre, predispongono i bambini di strada a tutta una serie di malattie (infezioni respiratorie, malaria, enteriti diarroiche, parassitosi, epatiti, Aids, malattie della pelle…) che non vengono adeguatamente e tempestivamente curate, con gli esiti che si possono bene immaginare.

Andrea Moiraghi

venerdì 18 giugno 2021

Pole Pole 377

 


                                    Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Sono a volte aggressivi e ti affrontano spavaldamente con strumenti taglienti di vetro o metallo e questo spiega perché, nonostante la loro giovanissima età, non incutano né pena né compassione alla maggior parte della gente.

Per combattere la paura e ottenere la forza necessaria a vivere in situazioni cosi estreme, preferiscono vivere in gruppo, variabile per età e numero. Tutti o quasi usano sniffare i vapori della cosiddetta “colla”, inalata da bottigliette o contenitori di plastica. Questa è un intruglio di composizione variabile, facilmente reperibile a basso costo, a base di collanti da falegname o calzolaio (donde il nome), oppure alcool, benzina, solventi industriali e a volte droghe. Tale usanza costituisce un vero e proprio rituale che, oltre a dare un senso di appartenenza, provoca una sorta di euforia e ottundimento che crea senz’ altro una gratificazione e aiuta a sopportare la tragedia di una vita randagia e braccata, e poi a dimenticare la fame.


Andrea Moiraghi


mercoledì 9 giugno 2021

Pole Pole 376

 




                                Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Sono scansati dai benpensanti e guardati con fastidio dai più, mentre il turista li teme, causa la loro estenuante insistenza o, a volte, la manifesta aggressività. La polizia non disdegna, nei loro confronti, il sopruso e la violenza. Così come la gente, che gli fa del male o li ferisce fino alla morte, quando li sorprende a rubare. Spesso affamati, chiedono instancabilmente l’ elemosina a passanti e automobilisti, ma quasi sempre con scarso successo. 

Andrea Moiraghi


venerdì 4 giugno 2021

Pole Pole 375

 


                      Cap. XI    La mia casa è lo “slum”


Talvolta questi bambini sono costretti a vivere per strada con tutta la famiglia o almeno con la madre e si parla allora di street family, cioè famiglie di strada.

Di giorno gironzolano vuotamente per le vie urbane senza meta e senza alcun punto di riferimento, in mezzo allo smog delle auto e dei camion; sovente ai lati delle discariche, dove sopravvivono cercando cibo o qualcosa da rivendere. Di notte dormono nascosti in rifugi di fortuna (tettoie, ponti, cunicoli di fogne, case abbandonate…) o semplicemente all’ aria aperta e quasi sempre in gruppo. Sporchi e trasandati, perché non possono mai lavarsi, vestono di stracci sudici e luridi e non hanno quasi mai scarpe.



Andrea Moiraghi

venerdì 28 maggio 2021

Pole Pole 374





 

                Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Inutile ricordare che questi bambini, vivendo tutto il giorno per strada, non frequentano la scuola e non sono quindi in grado di leggere e scrivere, anzi, mi raccontava il mio amico, alcuni di loro vanno a vivere per strada proprio per sottrarsi agli impegni scolastici. Infatti capita non di rado che certi di bambini siano fuggiti da scuola per propria scelta e sarebbe sbrigativo imputare la causa di queste evasioni ai soli studenti, ma un’ analisi completa, pur degna di attenzione, ci porterebbe lontano dagli scopi di questo libro. Alcuni boy street hanno completamente troncato qualsiasi rapporto con la propria famiglia, quando esiste, altri mantengono saltuari contatti, oppure vivono per strada durante tutto il giorno e fanno rientro a casa per la notte.

Andrea Moiraghi


venerdì 21 maggio 2021

Pole Pole 373

 


                   Cap. XI    La mia casa è lo “slum”


Ma se la gran parte di bambini sceglie questa vita perché costretta o perché rifiuta di accettare una vita familiare di massima indigenza, di sovraffollamento, di trascuratezza o di abusi sessuali e psicologici da parte di genitori e parenti, altri bambini scelgono di proposito questo modo di vivere, perché libero e svincolato dalle restrizioni educative della propria famiglia, che pur si prenderebbe cura di loro. Non si tratta sempre di figli innocenti di genitori irresponsabili o criminali oppure senza voglia di lavorare.

Andrea Moiraghi

venerdì 14 maggio 2021

Pole Pole 372

 




                              Cap. XI    La mia casa è lo “slum”


Vivono per strada, completamente abbandonati a sé stessi e provengono solitamente da famiglie sfasciate che si disinteressano dei propri figli, oppure sono abbandonati dai genitori stessi, incapaci o impossibilitati a provvedere al loro sostentamento per motivi economici. Da qualche anno se ne trovano tantissimi orfani di padre e madre deceduti per Aids. Alcuni non sanno neppure chi siano i loro genitori o non hanno mai conosciuto il loro padre; magari sole le botte dei vari patrigni.

Andrea Moiraghi

giovedì 6 maggio 2021

Pole Pole 371

 


                        Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

E’ ancora una realtà visibile in alcune città dell’ Europa dell’ est, ma in Sudamerica e soprattutto in Africa, si presenta come un fenomeno in forte e tumultuosa espansione. In Kenya si chiamano boy street, in Cameroun moustiques e in Congo balados.

 I bambini di strada del Kenya hanno età variabile fra i cinque-sei e i quattordici-quindici anni, quindi giovanissimi, come lo sono in genere nei paesi in via di sviluppo, a differenza di quanto accade nei paesi più sviluppati. In maggioranza sono maschi, ma è in crescita il numero delle bambine. Quanti siano esattamente nessuno lo sa; qualche dato ce lo forniscono le organizzazioni umanitarie e i missionari, che azzardano un numero intorno a settantamila, di cui più della metà nella capitale Nairobi. Su questi valori, concorda anche Padre Masino. Si tenga conto che il loro numero varia di continuo, perché molti bambini vivono in strada solo per limitati periodi della loro infanzia, per propria scelta o dopo una lite con i genitori, oppure quando in casa non si trova più nulla da mangiare e quindi non rimane che l’ accattonaggio per strada e la ricerca di cibo in una discarica di rifiuti.


Andrea Moiraghi

giovedì 29 aprile 2021

Pole Pole 370

 




                Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Quello dei bambini di strada non è un fenomeno nuovo. Da secoli le strade dei grandi centri urbani sono state dimora dei figli della povera gente e a volte anche teatro di loro battaglie. Già se ne parlava nel Medioevo e più recentemente ne hanno scritto Twain, Dickens, Victor Hugo nei loro romanzi. Qualcuno, soprattutto in passato, ha voluto fare del romanticismo intorno alla vita di questi bambini, ma di romantico io ci vedo ben poco. 

Andrea Moiraghi

giovedì 22 aprile 2021

Pole Pole 369

 


                 Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Vorrei però aggiungere che sarebbe irriverente e ingeneroso, come qualcuno ama fare, prendere spunto da questo divieto per lanciare alla Chiesa una generica e provocatoria accusa di anacronistica e illogica presa di posizione, quando penso al bene che ha compiuto e compie in terra africana: nel solo Kenya, decine di ospedali, migliaia di scuole, centinaia di dispensari, una miriade di opere pubbliche in favore della gente. Tutto grazie a sacerdoti di diversa fede, suore, laici volontari, tante persone che lavorano senza far notizia, quasi sempre nel più assoluto silenzio, ma con l’impegno di chi ha scelto di mettere la propria vita al servizio degli altri e di aiutare la gente, quando null’ altro è possibile, almeno a morire con dignità.


Andrea Moiraghi

mercoledì 14 aprile 2021

Pole Pole 368





 

             Cap. XI    La mia casa è lo “slum”


Quando mi tornano in mente le immagini africane di migliaia di bambini affamati o di altrettanti neonati sieropositivi all’ Aids, trasmessa dalle loro mamme infettate dal virus, pur credente, mi chiedo se possa avere un senso, in un contesto simile, il veto intransigente della Chiesa all’ uso del profilattico. Non sono un teologo e nemmeno un esegeta della dottrina cattolica e così non trovo risposta, ma per amore di verità posso dire di avere conosciuto qualche missionario e alcuni sacerdoti africani che, ponendosi la stessa domanda, acconsentono alla gente di infrangere il divieto, intravedendo così una strada per combattere il dilagare dell’ Aids per via sessuale e l’ esplosione demografica.  

Andrea Moiraghi

venerdì 9 aprile 2021

Pole pole 367

 


                      Cap. XI    La mia casa è lo “slum” 

Ma quando, per la prima volta, ho visto un bambino di pochi anni mettersi in bocca cartone marcio e puzzolente per calmare i morsi della fame, tutto viene stravolto e parlare di dignità non ha più nessun senso: questo bambino voleva soltanto vivere. E’ così che mi sono reso conto, ma non so quanto sono poi riuscito a metter in pratica, che non posso egoisticamente rivendicare diritti e privilegi, quando il caso ha voluto la mia nascita nella ricca e civile Italia e non in Kenya, in Etiopia o in Tanzania. E davanti a troppo frequenti scene come questa, che mi sono chiesto fino a quando potrò dormire sonni tranquilli, con la testa sul cuscino del nostro benessere e delle nostre comodità, mentre un’ enorme fetta del mondo annaspa nell’ ignoranza e nella fame, esclusa dai processi di produzione economica e dal sistema speculativo dei soldi che producono soldi.


Andrea Moiraghi

venerdì 2 aprile 2021

Pole Pole 366






 

                   Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Io stesso in passato avevo letto parecchio sul Kenya, ma, prima di questa visita, confesso che di bambini di strada e di baraccopoli possedevo solo quel minimo di conoscenze che mi erano avaramente giunte dai giornali o dalla televisione e dal famoso best seller “La città della gioia” di Dominique Lapierre. Avevo invece più volte assistito a immagini di immiserimento estremo, per esempio nelle piane della Tanzania o nel nord-est del Kenya, tuttavia mi ero trovato davanti a una povertà riservata e accettata con sorprendente dignità.

Dr. Moiraghi 

venerdì 26 marzo 2021

Pole Pole 366

 


                              Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

Il lettore che già fosse a conoscenza di queste emergenze sociali o fosse stanco di resoconti negativi, può saltare questo capitolo, che sta soltanto a completare precedenti pagine già intrise di ”drammaticità africana”, seppur prive di descrizione su queste nuove realtà. Solo gli amici Massimo e Dino ne fanno qualche accenno.

            Entrambi i fenomeni sono ben conosciuti agli “addetti ai lavori”: sacerdoti, volontari, missionari, operatori di organizzazioni umanitarie e presumo che il lettore ne abbia sentito parlare, seppure a livello di mass media si tenda a ignorarli, per non dire a nasconderli.


Andrea Moiraghi 

mercoledì 17 marzo 2021

Pole Pole 365




                               Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

A noi si era subito aggregato Sami, un ragazzino strappato alla vita randagia e violenta della strada dal mio amico missionario. Dieci anni di età, sguardo sornione e scaltro, quarto di cinque figli; padre scomparso, madre deceduta per Aids. Non voglio tediare chi legge con un ulteriore racconto dal sapore inevitabilmente amaro, ma neppure posso tradire lo spirito del libro e le persone a cui è dedicato, omettendo di parlare di due drammatiche realtà che prendono crescente spazio in seno all’ attuale società africana ed in particolare in Kenya: i bambini di strada e le baraccopoli o, per usare i corrispettivi termini locali inglesi, i boy strret e gli slum

Andrea Moiraghi

venerdì 12 marzo 2021

Pole Pole 364

 


Cap. XI    La mia casa è lo “slum”

            Grazie all’ amico Tommaso Barbero, missionario della Consolata più comunemente conosciuto come Padre Masino, col quale quattro anni or sono si è aperto lo studio dentistico di Kahawa, ho avuto occasione di visitare una baraccopoli (uno slum, come viene chiamata in lingua inglese) alla periferia di Nairobi. Era con me Rita Pignocco, assistente dentale di Ivrea, anche lei volontaria, che quell’ anno lavorava al mio fianco in Kenya. Ci accompagnavano due maestre del luogo, alle quali l’amico Masino (così chiaman tutti Padre Tommaso) ci aveva affidato, non ritenendo assolutamente prudente che girovagassimo da soli in quel dedalo di viottoli potenzialmente pericolosi. Entrambe erano insegnanti presso la scuola della baraccopoli, le cosiddette informal school, strutture scolastiche volute e costruite dai missionari in favore dei bambini che qui vi abitano. Le scuole governative sono costose e nessuno di quei bambini, per ovvie ragioni economiche, potrebbe accedervi.

Andrea Moiraghi

venerdì 5 marzo 2021

Pole Pole 363


                                      Cap. X   Embul Bul

L’ ambiente, l’ accoglienza della gente, di Padre Kevin e di Suor Liliana, sono fantastici; tutto funziona alla perfezione, nonostante i ritmi siano piuttosto sostenuti. Certamente a casa nostra, a Milano, avremmo avuto da lamentarci per la stanchezza e lo stress, ma ora un sorriso di gratitudine era la ricompensa più bella e alleviava ogni fatica. Forse proprio questa è stata la causa di un incidente che mi è capitato. 

Andrea Moiraghi


venerdì 26 febbraio 2021

Pole Pole 362

 


                              Cap. X   Embul Bul

Le giornate trascorrono all’ insegna del lavoro via via sempre più incalzante, la fatica viene ricompensata dalla gioia dei nostri pazienti.

Galvanizzati dall’ esperienza di Isiolo, l’ anno dopo decidiamo di ripartire, con destinazione Embul Bul. Stesso periodo, ugual entusiasmo e questa volta, a condividere la nostra avventura, contagiamo anche Bruno e Claudia: amico e collega il primo, assistente dentale la seconda (sua cognata).

Incominciamo i preparativi: reperimento fondi, contatti con Suor Liliana che gestisce il dispensario, raccolta materiale e intanto veniamo a sapere che si è irrimediabilmente guastata l’ apparecchiatura per l’ aspirazione chirurgica. Andrea ne recupera una nuova e a buon prezzo dalla ditta costruttrice, la Cattani di Bologna. Ma come farla arrivare per tempo fino a Embul Bul? Spedita via container ci vogliono mesi; così ci viene in mente di rivolgerci a un amico spedizioniere. Andrea è perplesso, intercorrono fra noi varie telefonate. Con molta decisione, ma in fondo anche noi un po’ dubbiosi, cerchiamo di rassicurarlo. Ci affidiamo allo spedizioniere e nel giro di una settimana, l’ apparecchio viene recapitato direttamente alla missione di Embul Bul e …gradita sorpresa, anche gratuitamente!

La provvidenza c’è!

Andrea Moiraghi