giovedì 28 giugno 2018

Pole Pole 226








                 Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili



Proprio nel Tharaka, ricordo come fosse ieri un bimbo di due o tre anni che gironzolava solo nei pressi della sua capanna; con il suo vestito logoro e stracciato, non appariva certo accudito e sano. Era a dir poco povero, perché possedeva solo la sua capanna e un cane pelle e ossa, ma vedendo me e mia moglie non aveva esitato ad offrirci ciò che aveva: un bicchiere di plastica arancione, rimediato chissà dove, colmo per metà di piccoli semi gialli e verdi, ovvero il suo pasto.

Andrea Moiraghi

venerdì 22 giugno 2018

Pole Pole 225

                        Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


Ho vissuto per l’ ennesima volta i contrasti più stridenti, la miseria più infima accanto alla ricchezza più sfacciata: ho curato i figli analfabeti e denutriti dei pastori Samburu che vivono ai lati della sconfinata riserva privata di Lewa Downs, i cui proprietari tedeschi ospitano il jet set di tutto il mondo nelle meravigliose ville della riserva, fra loro collegate da piccoli aerei privati. Nel Tharaka ho incontrato bambini che non avevano mai visto un bianco; anziché andare a scuola come gli altri bambini del mondo, girovagavano per la foresta  con le fionde di legno e di osso, a caccia di uccelli di cui cibarsi.

Andrea Moiraghi

giovedì 14 giugno 2018

Pole Pole 224





                 Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


Lavorando nelle cliniche mobili ho vissuto le più belle e interessanti esperienze dal punto di vista umano, professionale e, perché no, turistico. Ho visto l’ Africa più vera e autentica, che unisce paesaggi e tribù, quella che nessuna agenzia turistica al mondo è in grado di far vedere; le popolazioni più autenticamente africane, più lontane dalla nostra civiltà, quasi “primitive” e non le comparse che si esibiscono davanti ai turisti in cambio di soldi. 

Andrea Moiraghi

venerdì 8 giugno 2018

Pole Pole 223


                                Cap. VII    Isiolo e le cliniche mobili


I casi più complessi vengono invitati a trasferirsi alla missione sul nostro fuoristrada, ma spesso i pazienti declinano l’invito, perché non avrebbero poi i mezzi per rientrare alle loro abitazioni e si tengono così il mal di denti, insieme a tutti gli altri disagi.
Solitamente l’ attività nelle cliniche mobili è affidata ai colleghi più anziani o almeno con più esperienza, che possono gestire le complicazioni inerenti un’ estrazione (emorragia copiosa, fratture dentarie e ossee, intolleranza all’ anestetico…), nei limiti delle possibilità contingenti. Evidentemente non si tratta di fare esibizionismo di bravura, perché un errore a quelle latitudine (a due-tre ore dal primo ospedale, per intenderci) può avere serie conseguenze e quindi bisogna fare di tutto per evitare questi rischi, arrivando anche al punto di non intervenire, qualora non si possa operare in ambito di sicurezza per il paziente e il medico.

Dr.Andrea Moiraghi