giovedì 27 novembre 2014

Pole Pole 48





     Cap. IV    Dal Monte Kenya al Lago Vittoria




Ma dove trovavano tutte queste persone malate la forza per tirare avanti? Non vedevo e non vedo una risposta umanamente concepibile, ma continua a farmi rabbia che la gente, per carente informazione dei media, non sappia e non parli mai di queste cose e magari si perda in futilità di nessun valore logico.
           Ciò nonostante notavo, confermando quanto altri mi avevano detto, che questa miseria, che i primi anni mi scioccava e rendeva le notti insonni, veniva a poco a poco metabolizzata e accettata; peggio sarebbe stato arrendersi.

Andrea Moiraghi

venerdì 21 novembre 2014

Pole Pole 47




        Cap. IV    Dal Monte Kenya al Lago Vittoria



Circa cinquecento malati erano adagiati ovunque, in un ospedale che ufficialmente doveva contenerne la metà, per l’ esattezza duecentoquaranta. In alcuni corridoi era persino difficoltoso passare senza urtare letti e barelle. Stesso sovraffollamento presente a Nkubu, medesime immagini sconfortanti viste altrove, come anche uguale era l’ odore pungente che avevamo avvertito in altri ospedali. E poi, ad aggravare il tutto, lo spettro dell’ Aids, più dilagante rispetto a Nkubu, ambiente rurale chiuso e quindi meno favorevole alla diffusione della sindrome. 


Andrea Moiraghi

venerdì 14 novembre 2014


                     Cap. IV    Dal Monte Kenya al Lago Vittoria


            “Quanti medici lavorano in questo ospedale così grande?”, mi venne spontaneo chiedere al Proserpio?”.“Aghe dumà cinc dutur. Suma no a Milaàn, chi”. Traduzione: “Abbiamo cinque dottori. Qui non siamo a Milano”. Non poteva far a meno di parlare lombardo, in presenza di Italiani.

Andrea Moiraghi

giovedì 6 novembre 2014

Pole Pole 45

   

                       



                                  

                 Cap. IV    Dal Monte Kenya al Lago Vittoria


 Ancora i due missionari il giorno seguente ci fecero visitare il complesso ospedaliero. Era più ampio rispetto al nostro Consolata Hospital, possedeva quattro reparti di degenza, un’ attrezzata radiologia, un efficiente laboratorio analisi, una farmacia ben fornita e due sale operatorie di buon livello. Apparentemente sembrava più all’ avanguardia rispetto al nostro ospedale di Nkubu, secondo i parametri africani è ovvio. Stranamente era stato costruito su due piani, collegati non da ascensori, ma da corridoi in salita e discesa, secondo un progetto svizzero. Ogni anno ricoverava circa ventimila persone e le visite di pronto soccorso sfioravano le ottantamila. Insomma da fare ce n’ era.


Andrea Moiraghi