venerdì 27 maggio 2016

Pole Pole 121

Cap. V    Kahawa, caffè amaro


                Ho visto questo sobborgo di Nairobi, a diciotto chilometri a nord-est della città, dal nome così sfizioso che ci si potrebbe attendere la gradevole vista di verdi colline coltivate da cui proviene poi la bevanda più amata nel nostro paese. A ridosso di questo suburbio si trova la baraccopoli di Soweto, nome che richiama alla memoria l’omonimo ghetto della popolazione nera di Johannesburg in Sudafrica.


Andrea Moiraghi 

giovedì 19 maggio 2016

Pole pole 120








                          Cap. V    Kahawa, caffè amaro

     

       Mi tornavano alla mente le parole di Kurz, nel romanzo di Conrad "Cuore di tenebra",

       "l'orrore, l'orrore". Kawawa, in Swahili, vuol dire caffè. Mi è stato detto, ed Andrea

        me lo conferma, che nei dintorni esistono ancora piantagioni di caffè.

       Io non ne ho viste.

      Andrea Moiraghi
     

venerdì 13 maggio 2016

Pole Pole 119

Cap. V    Kahawa, caffè amaro


Mi tornavano alla mente le parole di Kurz, nel romanzo di Conrad “Cuore di tenebra”, “ l’orrore, l’orrore”.
Kahawa, in Swahili, vuol dire caffè. Mi è stato detto, ed Andrea me lo conferma, che nei dintorni esistono ancora piantagioni di caffè. Io non ne ho viste. Ho visto questo sobborgo di Nairobi, a diciotto chilometri a nord-est della città, dal nome così sfizioso che ci si potrebbe attendere la gradevole vista di verdi colline coltivate da cui proviene poi la bevanda più amata nel nostro paese. A ridosso di questo suburbio si trova la baraccopoli di Soweto, nome che richiama alla memoria l’omonimo ghetto della popolazione nera di Johannesburg in Sudafrica. 


Andrea Moiraghi

venerdì 6 maggio 2016

Pole Pole 118







                        Cap. V    Kahawa, caffè amaro



Mai, viaggiando in Africa avevo conosciuto l’inquietudine e la paura. Sarà stata l’incoscienza dei vent’anni oppure l’ignoranza dei problemi o entrambe le cose. A Kahawa, almeno inizialmente, ho respirato la paura. L’umanità offesa e degradata di quel luogo, inurbata e povera, l’edilizia fatiscente, i bambini di strada che respirano colla, la vita fatta di espedienti, la percezione di tradizioni ormai lontane che in quel luogo non avrebbero mai più potuto rivivere, mi hanno regalato una delle più terribili sensazioni di incertezza ed estraneità che per un attimo hanno messo in seria discussione la mia presenza in quel luogo

Andrea Moiraghi