giovedì 27 settembre 2018

Pole Pole 239









                       Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Giunti finalmente a Wamba, incontrammo subito Sister Giovanna Pia che ci dedicò tempo e attenzione: ci fece visitare il bellissimo ospedale della Consolata, del cui dispensario lei si occupava. Le sale erano affollate da persone in composta e silenziosa attesa, dagli immancabili bambini allacciati alle loro madri, intenti a succhiare seni avvizziti e aridi, nella speranza di potersi sfamare. 

Andrea Moiraghi

venerdì 21 settembre 2018

Pole Pole 238

                      Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


  
Il viaggio procedette bene, perché Elias era un buon autista e un ottimo meccanico. Dopo uno dei tanti sobbalzi che il fuoristrada sopportava da parecchio tempo, il tergicristalli improvvisamente si mise in azione e non ci fu più verso di fermarlo con i mezzi consueti. Elias che cosa fece? Decise di rimuovere il fusibile indispensabile al suo funzionamento. Che cosa c'era di più ovvio da fare? Nulla! Noi non ci saremmo mai azzardati, ma noi non siamo Elias.

Andrea Moiraghi

mercoledì 12 settembre 2018

Pole Pole 237



                     Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu

 

Non avevano certo torto: in quale altro paese straniero il turista si ferma a fotografare il passante? Lo facessero con noi ci darebbe terribilmente fastidio: non siamo mica animali rari. Ma il desiderio di portarsi a casa un ricordo di quegli incontri per condividerli con qualcuno che non era con noi in quei luoghi lontani, spesso non ci faceva riflettere sulle reazioni di chi era oggetto della nostra “ansia da souvenir”.

Andrea Moiraghi

venerdì 7 settembre 2018

Pole Pole 236

                      Cap. VIII    Wamba, tra i Samburu


Ad un certo punto la "strada" fu tutto un sobbalzo: buche, pietre, dossi e tanta, tantissima polvere, ma fummo ripagati dal poter osservare zebre, antilopi, babbuini e facoceri correrci a fianco e persone in marcia, i Samburu,  una tribù di pastori nomadi, ancora fortemente legata alle tradizioni. Erano avvolti da vesti rosso sgargianti; le donne erano ornate da diversi strati di collanine multicolori e gli uomini armati di lunghi bastoni e lance affilate, e marciavano in silenzio sotto il sole. Nonostante il peso dei loro fardelli, le donne camminavano elegantemente con postura eretta e fiera. Riuscimmo a fotografare alcuni di loro, ma molti non volevano essere ripresi, perché timorosi che gli si "rubasse l'anima," come vuole la loro credenza. Altri volevano denaro in cambio di una fotografia e le tariffe erano piuttosto altine: se l'offerta non li soddisfaceva, era un secco no. Ricordo che una di loro ci ributtò indietro i soldi con sprezzo, mentre altre scappavano imprecando nella loro, per fortuna, incomprensibile lingua.


Andrea Moiraghi