venerdì 27 marzo 2020

Pole Pole 314

                             Cap. IX    Bilacha di Merti 


Dimenticavo però che questo apparecchio funziona solo a corrente elettrica o al massimo, se era un vecchio modello, a luce solare, entrambe assenti in quel posto e a quell’ ora.
            “Si, domattina faremo un vetrino di accertamento”, approvò Claire. “Per adesso l’ unica cosa da fare è idratare la paziente”. E qui ero pienamente d’ accordo anch’io.
            Si era fatto tardi e andammo a dormire, lasciando Bilacha al dispensario su un rudimentale letto di ferro, senza nemmeno uno straccio di lenzuolo, che fu disponibile solo il giorno dopo grazie al buon cuore di Sister Bertha. La fleboclisi al braccio e la compagnia dei suoi genitori erano gli unici presidi terapeutici di cui la piccola disponeva in quell’ edificio buio e inospitale, neppure l’ ombra dei nostri ospedali. Fra le zanzare, il caldo e il pensiero della piccola in coma, in un contesto sconvolgente e inconcepibile per il nostro primo mondo, mi fu difficile prendere sonno, nonostante il silenzio assoluto della mia stanza disadorna o forse proprio a causa di questo; ma mi sarei sentito un infame a lamentarmi, pensando a tutto quanto avevo visto quel giorno. 

Andrea Moiraghi

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